Tra le varie citazioni che si possono rintracciare attribuite ad Alexander von Humboldt ce n’è una che recita: «L’impulso principale dal quale ero spinto era il serio tentativo di comprendere i fenomeni degli oggetti fisici nella loro connessione generale e di rappresentare la natura come un’unica grande unità, mossa e animata da forze interne». Un brano che ben si adatta alla figura di Werner Herzog, e non è certo un caso se nello splendido L’altra Heimat – Cronaca di un sogno il collega e amico Edgar Reitz lo abbia immortalato in un cameo in cui veste proprio i panni del grande naturalista ed esploratore berlinese vissuto a cavallo tra il Diciottesimo e il Diciannovesimo secolo. A partire dai lavori giovanili – dal cortometraggio Ultime parole a Fata Morgana fino a Segni di vita, primo lungometraggio di “finzione” datato 1968 – è apparso chiaro come il cinema di Hergoz viva in un conflitto continuo e insanabile, quello tra il singolo e la società con la quale si confronta, sia essa umana o naturale. In questo senso la sua sessantennale filmografia si contrappunta di figure fuori dal mondo, destinate a una catastrofe che contiene in sé il germe del trionfo, seppur vacuo: l’impero folle di Aguirre, la civilizzazione di Kaspar Hauser, ma anche la vita (e morte) tra gli orsi di Timothy Treadwell, o il rifiuto del contadino guadalupiano ad abbandonare l’isola vulcanica La Soufrière nonostante l’eruzione in arrivo, che però non si verificherà. In quella inesausta ricerca della verità rispetto al mero fatto Herzog pone sì al centro l’umano, ma non lo eleva al di sopra di un mondo che non aspetta redenzione, ma semmai il disastro come elemento naturale. La sua è un’epopea disfatta, tra ceneri e lapilli, su isole brulle abbandonate al loro destino, in foreste rigogliose che non danno vita, ma pazzia e morte: l’estatica bellezza dell’immagine non redime, ma semmai costringe ancora di più alla sconfitta, alla perdizione, con l’unica spinta all’avventura, al conoscimento di ciò che ci annienterà. In una settantina di opere di varia forma e lunghezza Herzog ha avuto la forza e il coraggio di raccontare l’uomo come elemento (in)naturale all’interno della natura – sorda al suo lamento –, edificatore di una società prevaricatrice eppur proteso all’orizzonte più lontano, come se esistesse davvero una terra di Bengodi. Sognatori nel cuore della catastrofe.
Raffaele Meale
dall’8 al 10 settembre
FITZCARRALDO
Germania (BRD) 1982, 158′
con Klaus Kinski, Claudia Cardinale, Jose Lewgoy, Miguel Angel Fuentes, Paul Hittscher
Cinema Revolution: biglietto €3,50
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dall’8 al 10 settembre
BURDEN OF DREAMS
di Les Blank, USA 1982, 92′
con Werner Herzog, Klaus Kinski, Claudia Cardinale, Jason Robards, Mick Jagger
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16/17 settembre
AGUIRRE, FURORE DI DIO
Germania (BRD) 1972, 94′
con Klaus Kinski, Helena Rojo, Del Negro, Ruy Guerra
Cinema Revolution: biglietto €3,50
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23/24 settembre
L’ENIGMA DI KASPAR HAUSER
Germania (BRD), 1974 110′
con Bruno S., Walter Ladengast, Brigitte Mira, Hans Musaus
Cinema in festa: biglietto €3,50
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30 settembre/1 ottobre
LA BALLATA DI STROSZEK
Germania (BRD), 1977 108′
con Bruno S., Eva Mattes, Clemens Scheitz, Wilhelm von Homburg
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7/8 ottobre
WOYZECK
Germania (BRD), 1979 81′
con Klaus Kinski, Eva Mattes, Wolfgang Reichmann
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14/15 ottobre
NOSFERATU IL PRINCIPE DELLA NOTTE
di Germania (BRD) – Francia, 1979, 107′
con Klaus Kinski, Isabelle Adjani, Bruno Ganz
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