Nato in un contesto indipendente e underground, il primo lungometraggio di David Lynch passa in pochi mesi dalle gallerie d’arte di New York alle sale di tutto il mondo. Girato in totale autonomia nel 1976, con un pugno di amici e collaboratori fidati, Eraserhead si fa subito notare per l’inquietudine onirica che emana e per lo sconcerto che suscita. È il primo seme (ma il più radicale e ipnotico) delle visioni lynchiane: bianco e nero avanguardistico, narrazione apocalittica, vicende inspiegabili, con una trama (un uomo misterioso con un figlio mostruoso dentro un futuro post-industriale) pressoché nulla. Né fantascienza né horror, anche se i vari distributori provarono a farlo passare per un film “di genere”. In verità, il dialogo è con il surrealismo, la fotografia industriale, l’underground statunitense.
Amato da Kubrick che lo proiettava in continuazione durante le riprese di Shining per trasmettere inquietudine agli attori, “come Shining, Eraserhead stupisce per la capacità di tener fede alla forma linguistica dell’inconscio”, secondo Enrico Ghezzi. A posteriori, va considerato come il film che per primo ha dato voce ai fantasmi interiori di Lynch: non solo alle sue fantasie morbose, ma anche al suo desiderio di purezza. (Roy Menarini)
Proiezione in versione restaurata in 4K, accompagnata da First Image, breve documentario che ne racconta la realizzazione.