14 Novembre 1951, l’argine sinistro del Po a poche centinaia di metri dal ponte della ferrovia Padova-Bologna si spacca. La marea invade in pochi minuti le terre del Polesine, una delle regioni all’epoca più povere, più misere di tutta Italia. Migliaia di uomini, donne e bambini scappano mentre l’acqua rimane stagnante per mesi tra le case e le campagne. Oggi, 70 anni dopo, i bambini di allora ricordano con una memoria ancora viva quei mesi immortalati dalle pellicole perfettamente conservate negli archivi dell’Istituto Luce.
Il nostro film, PO, nasce dalla voglia di colmare quell’oblio e parte da due materiali cinematografici di rara bellezza: gli archivi in pellicola perfettamente conservati nell’Archivio Luce e i bambini polesani oggi ottantenni.
Ciò che ci ha colpiti viaggiando negli archivi e nelle case dei nostri protagonisti è quanto il ricordo sia ancora vivo, come quella alluvione rappresenti in realtà una memoria incancellabile, un passaggio di vita e di storia del Paese da cui è difficile prescindere, lo si può nascondere, ma è davvero sbagliato dimenticarlo. Ascoltando i ricordi dei vecchi bambini polesani e guardando le immagini degli archivi abbiamo vissuto un salto temporale che ha reso questi 70 anni così vicini, tangibili, presenti. Memorie che trovano forse la loro forza proprio nell’esser state derubricate, isolate. Certo in Polesine la memoria esiste ed è stata coltivata, grazie anche a grandi giornalisti, poeti, scrittori – Gian Antonio Cibotto primo tra tutti – ma nel resto d’Italia e d’Europa è stata anch’essa sommersa, come quelle terre. Poco frequentata, poco consumata è rimasta viva, diretta, sincera e ci ha avvolti, stupiti in un viaggio che va oltre, anzi si oppone alla retorica della celebrazione e che prova a trarre da questa storia di profughi veneti un insegnamento universale, necessario anche al nostro presente, al nostro futuro. Andrea Segre
Ospiti in sala il regista Andrea Segre e il giornalista Gian Antonio Stella