«Io sono un principe libero e ho altrettanta autorità di fare guerra al mondo intero quanto colui che ha cento navi in mare». C’è una citazione del pirata Samuel Bellamy nelle note di copertina di “Le nuvole”. Da questa frase il titolo FABRIZIO DE ANDRÉ. PRINCIPE LIBERO. La vita di Fabrizio dall’infanzia ai capolavori della maturità, passando attraverso gli anni di Genova, del rapporto con la famiglia e dell’apprendistato nei caruggi, contornato da amici come Paolo Villaggio e delicatamente più distanti, come Tenco. Seguono i primi successi – Mina e la sua “Canzone di Marinella” –, le prime timide esibizioni dal vivo, l’incontro con Dori Ghezzi, la vita da agricoltore in Sardegna fino alle drammatiche pagine del rapimento e al successivo ritorno sulle scene.
“Principe” e “libero”, due parole che, accostate, raccontano molto bene De André: il magnetismo e il naturale distacco di un principe, sempre pronto a raccogliere e ad appassionarsi alle storie dei diversi, degli ultimi, dei diseredati, e a farne parabola, canzone, preghiera; la ricerca della libertà e il racconto di un viaggio fatto “in direzione ostinata e contraria”, per usare i versi di una sua canzone, che lo hanno reso il testimone e il cantore dell’uomo e della sua divina imperfezione, promuovendone valori come la tolleranza, il perdono, la comprensione, il rispetto, l’amore.