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“COME FRATELLI – ABANG E ADIK”: al cinema dal 30 aprile

04.04.2024

Dopo il trionfo all’ultimo Far East Film Festival di Udine, dove ha conquistato a furor di popolo i tre premi principali, e dopo aver viaggiato tra l’Asia e l’Europa, collezionandone moltissimi altri, il folgorante esordio del regista malesiano Jin Ong torna in Italia per uscire nei nostri cinema: parliamo, ovviamente, di Come fratelli – Abang e Adik, atteso in sala dal prossimo 30 aprile sotto il doppio segno di Academy Two e Tucker Film. Un’opera forte, libera, spiazzante, capace di sfidare il confine dei generi per indagare sull’amore, sulla giustizia, sull’emarginazione.
Abang (l’attore e modello taiwanese Wu Kang Ren) e Adik (l’attore e pop idol malesiano Jack Tan) sono due dei tanti invisibili che tirano a campare nei quartieri poveri di Kuala Lumpur. Senza documenti, senza diritti, senza la possibilità di “esistere” come cittadini. Da un lato ci sono loro, dall’altro lato c’è la capitale, con le sue luci, i suoi grattacieli, il suo stile di vita.
Fratelli di strada e forse anche di sangue, Abang e Adik sono inseparabili. Uguali ma diversissimi. Il primo, nato muto, lavora instancabilmente e non smette di credere che il destino possa riservargli un po’ di stabilità, il secondo, più giovane e molto più arrabbiato, rifiuta la propria condizione e cerca di fare soldi facili. Facili e sporchi. Quanto tempo resta a Jia En, agguerrita operatrice di una ONG, per liberarli dalla clandestinità e per evitare che la scelta di Adik si riveli fatale?
«Nella mia Malesia – racconta Jin Ong – convivono migliaia di persone che non possiedono documenti d’identità. Migliaia di persone che, molto probabilmente, non hanno futuro. Ho scritto la storia di Come fratelli – Abang e Adik per sensibilizzare l’opinione pubblica sugli ultimi della Malesia e, per estensione, sugli ultimi del mondo. Queste persone lottano e soffrono ogni giorno e io sono convinto che, alla fine, l’amore e l’umanità siano le uniche risorse a loro disposizione. Perché il potere dell’amore e dell’umanità, come cerco di spiegare nel film, può essere davvero infinito…».