Evento

Andrea Segre presenta “L’ordine delle cose”

11 settembre 2017 - 18:30

Proiezione speciale alla Mostra del Cinema di Venezia, arriva in sala L’ordine delle cose, il nuovo film di Andrea Segre, con un eccellente Paolo Pierobon e il “nostro” Giuseppe Battiston. A presentarlo al pubblico udinese sarà lo stesso regista, che lunedì 11 settembre alle ore 20.30 sarà al Visionario (evento in collaborazione con Gruppo Iniziativa Territoriale dei soci della Provincia di Udine di Banca Popolare Etica). La prevendita dei biglietti è attiva on-line e presso la cassa del cinema.

Protagonista del film è Corrado, alto funzionario del Ministero degli Interni italiano. Il Governo lo sceglie per affrontare una delle spine nel fianco delle frontiere europee: i viaggi illegali dalla Libia verso l’Italia. La missione è complessa, la Libia post-Gheddafi è attraversata da profonde tensioni interne e le forze in campo con cui trattare molteplici. C’è però una regola precisa da rispettare: mai entrare in contatto diretto con i migranti. Corrado, invece, incontra Swada, una donna somala che sta cercando di raggiungere il marito in Europa, e capisce di avere davanti a sé una persona, non un semplice numero. Come tenere insieme la legge di Stato e l’istinto umano di aiutare qualcuno in difficoltà?

Quando Andrea Segre ha cominciato a lavorare a questo film – e ce lo ricorda lui stesso nelle note di regia – non immaginava che gli scenari politici tra Italia e Libia relativi alla gestione del flusso dei migranti sarebbero diventati così simili a quelli da lui immaginati.
«Mi auguro che il film aiuti a riflettere su cosa stiamo vivendo in questi giorni e sulle lunghe conseguenze che vivremo ancora per anni. – dice il regista – Infatti credo che quella di Corrado sia la condizione di molti di noi in quest’epoca che sembra aver metabolizzato l’ingiustizia. La tensione tra Europa e immigrazione sta mettendo in discussione l’identità stessa dell’Europa. […] Sappiamo bene quanto stiamo abdicando ai nostri principi negando diritti e libertà a essere umani fuori dal nostro spazio, ma proviamo a non dircelo o addirittura a esserne fieri.»