Il cinema non conforme di Alberto Fasulo, vincitore del Festival di Roma con TIR (Tucker Film, 2013), incontra il pensiero non conforme di Domenico Scandella, detto Menocchio, il mugnaio ribelle bruciato sul rogo alla fine del ‘500. Lavorando sul cortocircuito visivo e narrativo fra passato (una messinscena rigorosissima, quasi documentaristica) e presente (la modernità corsara dell’eretico friulano), Menocchio si allontana dai canoni del biopic e della storiografia per mettere a fuoco una riflessione molto più universale sul valore della disobbedienza. Sulla forza eversiva delle idee. Sulle conseguenze della libertà.
In anteprima al Visionario martedì 30 ottobre alle ore 20.00.
I biglietti per l’anteprima sono esauriti. Ricordiamo che il nuovo film di Alberto Fasulo sarà in regolare programmazione al Visionario da giovedì 8 novembre.
Italia. Fine 1500. La Chiesa Cattolica Romana, sentendosi minacciata nella sua egemonia dalla Riforma Protestante, sferra la prima sistematica guerra ideologica di uno Stato per il controllo totale delle coscienze. Il nuovo confessionale, disegnato proprio in questi anni, si trasforma da luogo di consolazione delle anime a tribunale della mente. Ascoltare, spiare e denunciare il prossimo diventano pratiche obbligatorie, pena: la scomunica, il carcere o il rogo. Menocchio, vecchio, cocciuto mugnaio autodidatta di un piccolo villaggio sperduto fra i monti del Friuli, decide di ribellarsi. Ricercato per eresia, non dà ascolto alle suppliche di amici e famigliari e invece di fuggire o patteggiare, affronta il processo. Non è solo stanco di soprusi, abusi, tasse, ingiustizie. In quanto uomo, Menocchio è genuinamente convinto di essere uguale ai vescovi, agli inquisitori e persino al Papa, tanto che nel suo intimo spera, sente e crede di poterli riconvertire a un ideale di povertà e amore.